Sono stati trovati alcuni relitti che ci permettono di vedere alcuni aspetti tecnici delle imbarcazioni mediterranee orientali e puniche. Gli scafi arcaici erano costruiti a partire dal guscio di fasciame, che era realizzato attraverso tavole sagomate e piegate, cucite con legature. Solo dopo avere ottenuto la forma del guscio, si iniziavano ad inserire le strutture interne per garantire la forma e la consistenza dello scafo. A partire dal XIV a.C., le legature fatte di funicelle cominciarono ad essere sostituite da alcune linguette di legno fermate da piccoli cavi che garantivano un miglioramento del sistema di fissaggio, che non cambiava la concezione del guscio portante, ma ne migliorava la robustezza. La documentazione archeologica conferma che il cambiamento della tecnica fu un processo lento, che si protrasse fino a tutto il V secolo a.C. con soluzioni miste. In questo processo probabilmente i Punici ebbero una parte significativa, come ci dice Catone il Censore (L’agricoltura, XVIII, 9), quando chiama poenicanum coagmentum (assemblaggio punico) la giunzione con il sistema delle biette fermate da piccoli cavi.
(libreriainternazionaleilmare.blogspot.com)
Si pensa che le costruzioni navali fenicie avessero seguito questo percorso, ma non si ha la possibilità di dare una nazionalità precisa ai relitti. Per questo non si può stabilire se le navi fenicie fossero migliori di quelle egizie. Le prime immagini abbastanza leggibili di navi della zona siro-palestinese (e quindi anche fenicia) provengono dall’Egitto del Nuovo Regno e sono affreschi della metà del XV a.C. Più tardi il rilievo di Medinet Habu, del tempio funerario di Ramesse III (circa 1180 a.C.), mostra le navi dei Popoli del Mare, che erano molto diverse da quelle egizie. E’ proponibile collocarle in una zona mediterranea grazie alla tipologia di navi ritratte in raffigurazioni micenee, cipriote e sarde. In seguito abbiamo le serie di modelli in terracotta ciprioti e fenici, (dall’ VIII al V a.C.) che illustrano forme diverse di barche e navi a vela ed a remi; questi modelli, forse, erano offerte date alle divinità e, in alcuni casi, confermano le forme rotonde e simmetriche, con i dritti alti e a volte rientranti, che si sono viste negli affreschi egizi. Durante le guerre persiane le navi fenicie a remi erano molto più massicce di quelle greche e questo ha fatto pensare, tra le altre ipotesi, che fossero impiegati più rematori per ciascun remo: su questo principio si sarebbe avuto lo sviluppo delle altre poliremi: le tetreri (quadriremi) e le penteri (quinqueremi), nel IV a.C. Si arriva alle soglie delle guerre puniche attraverso continui aggiornamenti delle navi a remi, che hanno interessato sia il campo cartaginese, sia quello romano, sullo sfondo del grande sviluppo delle navi a remi di ambito ellenistico.
Poi con il passare del tempo e con varie modifiche e aggiornamenti si arrivò alle navi a vapore, fino ad arrivare alle navi di oggi con i motori a scoppio. Nonostante però ci sia stato un grande sviluppo dei motori, noi oggi ancora possiamo trovare qualche barca a remi.
Bibliografia
http://www.magellano.org/public/magellano/articoli/451/451.pdf