Fortuna, Amore e Ingegno nel Decameron

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Il Decameron di Giovanni Boccaccio  è una delle opere più importanti della letteratura del Trecento europeo, una delle opere che ispirarono l’ideale di vita edonistica, tipico della cultura umanista e rinascimentale, che invitava ad un’esistenza dedicata al piacere ed al culto del vivere sereno.

Questo libro, scritto tra il 1348 e il 1353, narra di un gruppo di giovani, formato da sette ragazze e tre ragazzi, che decidono di scappare da Firenze, colpita nel 1348 dalla peste nera. I giovani si rifugiarono su un colle sicuro, nei pressi di Firenze e rimasero lì per 10 giorni, ogni giorno uno di loro diventava il ‘re’ o la ‘regina’, e sceglieva cosa fare, inclusi gli argomenti dei racconti che i giovani narravano nelle prime ore del pomeriggio. Le cento novelle, pur avendo spesso in comune il tema, sono molto diverse l’una dall’altra, perchè l’autore vuol rappresentare la vita di tutti i giorni nella sua grande varietà di tipi umani, di virtù, di atteggiamenti morali e psicologici.

Il libro inizia con un proemio, nel quale Boccaccio afferma di aver scritto il Decameron per coloro che sono afflitti da pene d’amore, allo scopo di dilettarli con piacevoli racconti e dar loro dei consigli, e specifica che si rivolge principalmente ad un pubblico femminile, per rimediare al peccato della Fortuna. Alle donne, infatti, a causa delle usanze del tempo, erano vietati certi svaghi che, invece, erano concessi agli uomini, come la caccia, il gioco, il commercio: tutte attività che possono occupare l’esistenza dell’uomo. Già dal proemio, il tema dell’amore assume grande importanza ed è presente in gran parte delle novelle.

Boccaccio, nel Decameron, fa anche uso della cornice narrativa, costituita da tutto ciò che si trova al di fuori delle novelle. Nel loro rifugio di campagna i ragazzi creano una realtà parallela quasi perfetta, per dimostrare come l’uomo, grazie alle proprie forze e alla propria intelligenza, è in grado di dare un ordine alle cose. In contrapposizione al mondo dei giovani si pongono le novelle che hanno vita autonoma: la realtà descritta è soprattutto quella mercantile e borghese, dove vengono rappresentate l’eterogeneità del mondo e la nostalgia verso i valori cortesi che stavano per essere distrutti per sempre. I protagonisti sono molti e sono accomunati dalla determinazione di volersi realizzare con le proprie forze. Ed è proprio questa la caratteristica fondamentale del Decameron: non  una semplice raccolta di novelle, ma un insieme di storie tutte collegate fra di loro, attraverso la cornice narrativa, quasi a formare una sorta di romanzo.

La visione del mondo di Boccaccio si basa sul contrasto tra Fortuna, Natura e Ingegno:

– la Fortuna è una forza esterna, che possiamo chiamare anche ‘caso’. Essa causa l’imprevedibilità dei fatti umani, che prescindono dalla volontà dell’uomo, ma se gestiti bene, la Fortuna può essere anche usata a proprio favore. Essa determina anche la condizione sociale (c’è chi nasce ricco e chi nasce povero). Boccaccio elaborò questo concetto in primis, per il fallimento delle attività finanziarie del padre, in modo totalmente negativo, ma anche perchè l’instabilità crescente di quegli anni produsse nefasti eventi naturali come cattivi raccolti, carestie e peste.

– la Natura è una forza interna, che condiziona l’uomo. In sostanza, l’uomo deve imparare a riconoscere, a rispettare e a contrastare le forze della natura, grazie all’onestà (virtù sociale) e alla gentilezza (virtù individuale). Le capacità del singolo devono allora essere messe all’opera per cogliere il giusto premio delle proprie virtù. La virtù in questo contesto è la capacità di appagare e dominare gli impulsi naturali. A ciò si aggiunge l’Amore, sentimento invincibile che domina anima e sensi, motivo di diletto ma anche di dolore. Nel Decameron il tema della follia compare a più riprese e si intreccia con altre tematiche, come quella della follia per amore, per la quale uno dei due amanti giunge fino alla morte.  Si tratta di storie in cui la morte di uno degli amanti è inevitabile perché le leggi della Fortuna trionfano su quelle naturali dell’Amore. Come esempio possiamo considerare la moglie di Guglielmo Rossiglione (IV, 9), la quale, costretta dal marito a mangiare il cuore del suo amante, si uccide gettandosi da una finestra del castello, oppure Ghismonda di Salerno (IV, 1) che, dopo la morte, per mano di suo padre, del giovane valletto di cui  era innamorata, si uccide a sua volta.

– l’Ingegno permette di intervenire sul reale: chi usa l’intelletto e non si perde d’animo, può modificare la realtà a suo favore, può contrastare la cattiva sorte e approfittare della buona, ma anche  controllare parzialmente la natura. L’ingegno individuale prende il nome di ‘avvedutezza’, che non è altro che la capacità del singolo di industriarsi con intelligenza di fronte ai colpi della fortuna e della natura. Sull’ingegno si basano molte delle beffe raccontate nel Decameron, in cui vengono sempre premiati i personaggi dotati di furbizia e di intelligenza.

FONTI: Wikipedia, Oil Project, Decameron Weebly          LINK IMMAGINE: cronologia.leonardo.it

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