L’unica soluzione è l’amicizia

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Dopo tre lunghi mesi, di vacanze estive, arriva la stagione che odio di più. L’autunno. La stagione dove qualsiasi cosa è spoglia, priva di colori, priva di felicità, priva di carica, ma la cosa più triste è non vedere né sentire più quei begli uccelli che cinguettano sugli alberi e non riuscire a vedere più la felicità intorno a me.

Dovunque ti volti, vedi tutto scuro e questa grande tristezza ti colpisce anche dentro.

Ti blocca l’immaginazione, ti blocca tutti quei bei sogni e pensieri che hai dentro e ti fa emergere solamente quelli più oscuri, quelli che non vorresti mai far emergere, i sogni e pensieri più brutti.

Le strade diventano deserte, tutto diventa deserto, come gli alberi che sono abbandonati dalle foglie, che li hanno rallegrati durante la primavera e l’estate.

C’è solamente un posto dove vado a rilassarmi in inverno ed è in un bel prato, che si trova poco prima della spiaggia. Lì ritrovo la felicità, guardando una pianta sempre verde. Mi portò mio nonno da piccolo e da quel momento vado lì a ritrovare la mia felicità persa.

Basta resistere perché, dopo questa oscura stagione, arriva l’inverno e poi le due stagioni che amo di più: la primavera e l’estate.

Ed è proprio in queste due stagioni, che la mia felicità raggiunge il suo culmine. La rinascita della natura, le piene giornate di sole e i più bei incontri con i tuoi vecchi amici ed è proprio in questi incontri che i pensieri più brutti svaniscono, perché una delle cose più importanti nella vita è divertirsi con gli amici più cari quelli con cui si fanno le prime avventure e le prime esperienze.

Una volta con due miei amici andammo decidemmo di andare in bici su una collinetta dove c’erano terre coltivate e vie sterrate. Nessuno dei tre era mai arrivato su quel posto e dopo aver fatto un giro lento tra gli alberi, anche per goderci un po’ il panorama, uno dei miei amici ad un certo punto propose una gara tra le vie sterrate. Prima di accettare ci pensammo prima un po’ su, però poi decidemmo di accettare. Con un via urlato da me iniziammo questa gara, partimmo e mi trovai primo. Ad un certo punto, dopo una serie di curve, cominciai a sbandare, avevo bucato la ruota posteriore, d’istinto toccai il freno per fermarmi e la la bici iniziò a scivolare, tanto che rovinai a terra e cominciai a rotolare per una lunga discesa.

Di botto mi fermai, ero finito contro un albero, mi voltai e vidi arrivare i miei amici a soccorrermi, mi sollevarono con calma da terra e mi aiutarono a risalire la discesa. Dopo essermi riposato un po’ sotto l’ombra di un albero, riprovai a rialzarmi, ma avvertii un dolore fortissimo al piede destro e a quel punto capii che era fratturato. I miei amici subito corrono subito giù dalla collina a chiamare altri amici che abitavano li vicino.

Appena fui da solo, iniziai a riflettere su quello che stavano facendo per me, anche perché non era facile andare avanti e indietro per quelle strade senza asfalto.

Tornati su con l’affanno e molto stanchi mi aiutarono a scendere giù per la collina. Ci aspettava mia madre, che mi accompagnò subito al Prono Soccorso. Mentre mi prestavano i primi soccorsi, il mio pensiero andava alla mia unica e magnifica bicicletta oramai inutilizzabile.

Finalmente mi acconpagnarono in camera e lì trovai tutti i miei amici ad aspettarmi. I primi ad avvicinarsi a me sono Luca, detto cocco per la sua testa dura, e Antonio, detto nonno per i suoi soliti lamenti. Subito mi chiesero scusa per aver proposto quella gara, ma io con la faccia indifferente, risposi loro che possono capitare queste cose nella vita.

Dopo una settimana, me li ritrovai tutti a casa. Mi chiesero di uscir fuori, io uscii e rividi la mia magnifica bicicletta come nuova. A quel punto mi commossi e li abbracciai uno ad uno.

In quell’istante capii che i veri amici sono quelli che ti stanno più vicino e che ti fanno stare bene in ogni momento della tua vita e non importa se è autunno o inverno, se ci sono gli amici accanto a te tutto sarà migliore.

 

 

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